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Aiutare ad aiutarsi

Aiutare ad aiutarsi - Dottore, mi ascolti!

Molti studi hanno dimostrato che la massima efficacia di una terapia può essere raggiunta solo con la partecipazione attiva del paziente

Uno dei maggiori problemi, oggi, relativamente alla salute è la mancanza di compliance.

L’Agenzia Italiana del Farmaco pubblica con regolarità il Rapporto OsMed (Osservatorio sull’impiego dei medicinali) e da qualche anno ha inserito la valutazione delle percentuali di pazienti aderenti al trattamento quanto sono in terapia con specifici classi di farmaci. Il calcolo è complesso, gli indicatori sono molteplici, quindi la discussione tra esperti potrebbe essere davvero lunga, tuttavia se prendiamo questi dati come parametro di raffronto tra loro anziché come valore assoluto possiamo ritenerli un indicatore di compliance per le terapie o le patologie. Scopriamo così che quasi il 60% dei pazienti in trattamento con antiipertensivi è aderente al trattamento, mentre la percentuale scende sotto il 50% se il trattamento è con statine e scende ulteriormente sotto il 40% quando si tratta di terapia con antidepressivi, e crolla intorno al 15% nei pazienti in trattamento con farmaci per le sindromi ostruttive delle vie respiratorie.

Nel 2003 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha pubblicato un interessante volume, tradotto e pubblicato in italiano nel 2006, dal titolo Adesione alle terapie a lungo termine: problemi e possibili soluzioni, e ancora una volta la mancanza di compliance viene indicato come problema. Si calcola che il costo legato alla non aderenza alla terapia superi, nei Paesi occidentali, l’intera spesa che il sistema sanitario affronta per i farmaci.

Eppure, pur con tutta la cautela necessaria, forse bisognerebbe guardare il problema, che indubbiamente esiste, da una diversa prospettiva.

È sicuramente vero che il paziente dimostra spesso scarsa compliance. È sicuramente vero che il paziente non ascolta, non esegue, non ubbidisce.

Ma forse uno dei problemi è proprio qui!

La compliance è partecipazione, non semplice ubbidienza ed esecuzione!

Il paziente è stato abituato ad “abbandonarsi” al terapeuta e alle sue terapie. Medici sempre più preparati e specializzati, farmaci sempre più potenti, hanno nell’immaginario collettivo creato il presupposto per un’estrema passività nei confronti delle cure.

Anche nella ricerca del benessere questo atteggiamento è evidente: vengono fatte promesse di soluzioni a tutti i problemi esistenziali leggendo poche pagine o partecipando ad una giornata di corso in aula.

Aiutare il paziente ad aiutarsi, nella malattia o nella ricerca del benessere è davvero l’obiettivo da perseguire!