Molte indagini, e molti studi, su cui torneremo in varie occasioni, evidenziano che i pazienti si sentono poco ascoltati dai loro medici.
Dal punto di vista del medico, invece, vengono evidenziati problemi di compliance: solo una risicata percentuale dei pazienti rispetta appieno dosi e tempi delle terapie prescritte.
È facile intuire che i due problemi sono in stretto rapporto tra loro.
Pensare di affrontare il problema, che ha numerosissime ripercussioni, e anche di queste avremo modo di parlare, affrontandolo solo dal punto di vista del medico o del paziente equivale a cercare di salvare un matrimonio chiedendo uno sforzo ad uno solo dei due coniugi: iniquo e inutile.
Inoltre il paziente è oggi molto più informato e attento. Sempre secondo le immancabili statistiche, milioni di cittadini italiani cercano sul web informazioni sulle patologie, sulle terapie e sulla salute in generale.
Ma evidentemente non basta. E, d’altra parte, è abbastanza ovvio che non basti.
Se il paziente si sente poco ascoltato, e il medico non si sente seguito, il problema è fondamentalmente di comunicazione, e va affrontato migliorando la comunicazione.
E io credo che il paziente, in questo ambito, possa e debba essere proattivo: migliorare la comunicazione con il proprio medico per farsi ascoltare di più.
Probabilmente si verificherà un effetto secondario, ma non certo un effetto indesiderato: il paziente inizierà anche a comunicare meglio con se stesso e questo produce effetti benefici sulla qualità di vita. Provare per credere.