Quando siamo malati desideriamo che qualcuno si prenda cura di noi. Fa anche parte dei ricordi di infanzia: i momenti con l'influenza erano quelli in cui più ci sentivamo protetti e coccolati, arrivavano i regali a sorpresa, ci veniva chiesto cosa volevamo mangiare, …
In un certo senso, in qualche modo, ci siamo convinti che la malattia si vinca abbandonandoci a chi si prende cura di noi.
Poco a poco abbiamo trasferito questo concetto sul medico.
E spesso il medico ha incentivato questa convinzione, sicuro di sapere cosa fare, ben supportato dai farmaci sempre più potenti ed efficaci, il medico stesso ha lanciato il messaggio: “io so cosa, fare, io ti curo, limitati a lasciarti curare”.
Peccato che non sia sempre così!
Nella malattia, come nella vita, è necessaria una partecipazione attiva.
Quindi spesso cambiare prospettiva, entrare nell’ordine di idee che prima di tutto siamo noi a dovere e voler far qualcosa per curarci e guarirci, è un elemento indispensabile.
Molti studi hanno dimostrato l’aumento di efficacia delle terapie, e la riduzione dei tempi di guarigione, quando il paziente partecipa attivamente alla cura.
Pensateci!