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E adesso cosa mangio?

E adesso cosa mangio? - Dottore, mi ascolti!

Vi avevo promesso alcune riflessioni tratte dalla mia personale esperienza come paziente oncologico. Ecco un argomento cruciale, e controverso: l’alimentazione.

Premetto che sono, seriamente, convinta e consapevole dell’importanza dell’alimentazione per costruire la salute, preservarla e, di conseguenza, per ripristinarla. Avendo studiato chimica degli alimenti e scienza dell’alimentazione, anche se i miei studi risalgono a parecchi anni fa e la ricerca ha fatto passi da gigante da allora ad oggi, ho sempre prestato attenzione, anche con competenza, alle tematiche alimentari, e ho cercato di mantenermi aggiornata.

A mio vantaggio posso dire che fino ad un anno fa, tempo della probabile insorgenza del tumore, nonostante il peso in eccesso e una vita alimentare spesso condizionata da viaggi frequenti e altrettanto frequenti cene di lavoro, sono riuscita per oltre 50 anni a mantenere livelli invidiabili di tutti i valori: glicemia, colesterolo, trigliceridi … Difficile, dunque, affermare che la mia alimentazione fosse sbagliata. Eppure i miei parametri sono sempre stati più di buon senso che di regole e diete, forse perché ho tentato infinite diete dimagranti sotto controllo medico, con scarsissimi successi.

Eccomi ora alle prese col tumore. E con molti amici che, armati di buona volontà, mi inviano link e saggi consigli. Tutti tratti da autorevoli fonti mediche, tutti tratti da illustri pubblicazioni.

In questa situazione un po’ caotica posso dire che la mia fortuna è di essere capitata in gestione da un oncologo che ha, tra i suoi tanti pregi, quello di essere una persona di assoluto buon senso e poco legata a mode e dogmi. Di ciò ringrazio prima di tutto lui, e poi la mia buona stella.

Perché con la chemio la nausea impazza. Poi ci sono i problemi di deglutizione. Poi c’è il default del senso del gusto, e dell’olfatto: cambiano sapori e odori. Il graditissimo profumo, usato per anni, diventa nauseabondo all’improvviso. L’acqua da bere diventa disgustosa. L’odore del sugo di pomodoro, che ho sempre amato, è ora un puzzo inaccettabile.

Immaginate se, in questa situazione, avessi un lista, magari ristretta, di cibi autorizzati e nessuno di questi mi fosse tollerabile!

Ma i problemi non finiscono qui.

La fame si riduce ai minimi termini, lo stomaco si restringe. L’unica soluzione è mangiare poco e più frequentemente.

E poi ci sono gli elementi di creatività dell’intestino. Il mio è sempre stato più perfetto e preciso del migliore orologio svizzero. Fino ad ora. Ora è impazzito.

Eccomi quindi ogni tanto a riflettere sull’importanza del mangiare la verdura, pensando anche che alcune autorevoli scuole di pensiero impongono a chi ha la mia malattia di diventare vegetariani. Io amo la verdura, e ne ho sempre mangiata molto più di quanto riesca ad assumerne oggi. Così ho fatto un tentativo con le zucchine, cucinate con un po’ d’aglio e di olio. Missione compiuta, tentativo naufragato in vomito e diarrea. Con il passato di verdura, tentativo fatto dopo qualche settimana, la situazione è andata leggermente meglio: solo una notevole diarrea.

Dopo altri, svariati, tentativi con risultati simili, ho razionalizzato che sono poche le verdure che posso mangiare senza conseguenze sgradevoli.

Di carne non ne ho mai mangiata molta e già avevo le mie convinzioni radicate: ad esempio mangio quasi solo pollo e vitello se provenienti dal mio macellaio di fiducia (saranno fisime, ma gradisco che la carne, cuocendo, non emetta acqua in quantità industriale!). Comunque ho davvero poca voglia di carne. Pesce, allora! È quindi ho scoperto di non digerire più la coda di rospo, né le cozze o i gamberi. Vada per la cernia, il branzino, la sogliola, ma pochi bocconi mi sono già più che sufficienti.

Inutile che vi racconti ulteriori, e noiosi, dettagli: credo che il concetto sia chiaro. Se in questo momento mi venisse imposta una dieta rigida andrei ulteriormente in crisi. Andare a tavola e non riuscire a mangiare è frustrante, acuisce quel senso di sconforto e di impotenza che è già presente in maniera importante, connaturato con la malattia stessa. Ben venga, quindi, il mio saggio oncologo che si raccomanda solo di eliminare fritti e cibi troppo grassi (siamo in Romagna …) e di ridurre il più possibile i dolci!

Non ho dubbi che nei prossimi anni presterò maggiore attenzione, forse diventerò vegetariana, ma in questi mesi di chemioterapia mi sembra che valga il proverbio popolare: a volte il meglio è nemico del bene.