È capitato a me, e so che è successo a molti: appena comprendiamo fino in fondo la diagnosi, quella diagnosi, il mondo è sottosopra.
Oh, sì, il mondo cambia, ma in realtà il mondo esterno a noi è in costante evoluzione e, di solito, noi ci adattiamo per natura a questi piccoli, spesso impercettibili, e costanti cambiamenti.
Quando, invece, arriva la diagnosi cambia, repentinamente e improvvisamente, il mostro modo di vedere e leggere il mondo, ciò che la programmazione neurolinguistica chiama mappa del mondo, va in frantumi.
Si sfracellano i pilastri stessi: il tempo, che all’improvviso diventa brevissimo o infinito, a seconda di cosa stiamo facendo, i mille modi di vedere e interpretare noi stessi e le persone che abbiamo vicino, le cose in cui crediamo, i nostri stessi valori.
Cambiano le nostre priorità, e riconoscere quelle nuove non è immediato.
Non si torna indietro: è inutile pensare di “tornare alla normalità”. Il vecchio mondo è andato in pezzi e molti frammenti sono definitivamente spariti.
Si tratta ora di costruire una nuova mappa, un nuovo mondo e ti svelo un segreto: molto spesso, con un pizzico di pazienza, il nuovo mondo è decisamente più bello e funzionale di quello andato in pezzi.
Si tolgono gli orpelli, si fanno scelte, si impara a godere di piccole cose, si trovano pensieri felici. Ti sembra strano, un po’ folle?
L’abbiamo fatto in tanti, ci sono tante testimonianze: credici e, soprattutto, comincia a farlo.