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Un team tutto per me

L’incubo del paziente

L’incubo del paziente - Dottore, mi ascolti!

Sai qual è il vero incubo di un paziente a cui è stato diagnosticato un tumore, o altra malattia grave e di lunga durata?

So che hai pensato a molte cose: la paura di morire, del dolore, di perdere l’autosufficienza, di essere un peso per i familiari…

C’è tutto questo, ovvio, ma il vero incubo, soprattutto oggi, è la burocrazia.

Io ho avuto la fortuna di incontrare alcune persone speciali, e la prima fase è stata semplice.

  • A luglio del 2014 la clinica universitaria dove facevo, regolarmente, lo screening mammografico, mi ha segnalato un possibile nodulo di qualche millimetro, suggerendo di fare, a settembre, un agoaspirato.
  • A fine agosto ho telefonato ad una radiologa, fuori regione, dove avevo fatto un controllo molti anni prima. Vieni subito. Ti prenoto io la mammografia e parlo io con l’anatomopatologo.

Questo mi ha risparmiato una lunga trafila, e mi ha salvato la vita.

Giù, perché il tumore c’era, in entrambe i seni, bello grande e cominciava a diffondersi.

Dalla mia telefonata all’operazione sono passati meno di 30 giorni. Quasi un miracolo.

L’incubo della burocrazia è iniziato dopo.

Oggi, nella Lombardia che racconta di essere un’eccellenza per la sanità, sto facendo la trafila per altri problemi, e sto vivendo l’incubo della burocrazia.

  • Servono 8 giorni per avere l’appuntamento con il medico di base.
  • Una prima diagnosi, la prescrizione di esami e la richiesta di visite specialistiche.

Servono da 4 a 90 giorni per fissare gli esami. La richiesta dei 10gg da parte del medico di base è inutile. Forse cambia qualcosa se c’è l’indicazione Urgente: non so. Serve la capacità di usare il computer per prenotare. E poi gli esami sono… dove capita.

  • Chiedo Milano perché non ho la macchina, ma Milano è grande. Intanto che prenoto devo, nella maggior parte dei casi, controllare sulla mappa dove si trova il posto indicato e, mentre guardo google maps, quell’appuntamento sparisce e riparto da capo.

Se avessi bisogno di un passatempo, avrei trovato come impiegare ore.

Per le visite specialistiche i tempi di attesa sono, notoriamente, lunghi, se non vai a pagamento.

  • Quando, finalmente, vai dallo specialista, esci con altre richieste di esami, spesso con la specifica di dove farli perché lui si fida solo di quel centro lì. E vai a pagamento, in tempi brevi.

Se puoi andare ovunque, riparte la trafila, leggermente complicata.

Sì, perché lo specialista scrive la ricetta rossa, non quella elettronica, e la ricetta rossa va prenotata per telefono.

Ecco il call center: quasi tutti gentilissimi. Ma… devi sapere esattamente cosa ha scritto il medico e come si chiama, la ricetta deve essere compilata perfettamente. E se il medico ha la grafia da medico, illeggibile, devi sapere tu cosa ha scritto, se il suo nome non è riportato sulla ricetta devi trovarlo, nella lettera che ti ha rilasciato, se non ha compilato esattamente il campo dell’esenzione paghi il ticket per richiesta non conforme…

Se poi per qualche motivo devi andare alla ASL, buona fortuna!

Poi, ciliegina sulla torta, potresti finire in lista d’attesa per un’operazione. E magari finire al pronto soccorso perché attendevi un’operazione, o peggio.

I tempi si allungano e le patologie avanzano.

Il tempo dedicato a cercare e prenotare è lunghissimo.

Il peggio è che in queste attese, in questo essere rimbalzato, in questo circo, ti senti perennemente inadeguato per mille motivi, non ti senti minimamente curato, e sai che al sistema sanitario di te e della tua salute non gliene frega assolutamente nulla.