Dottore, mi ascolti! Salute, comunicazione e benessere
Home » 4 Passi in galleria » La malattia come esperienza » L'Orfano - Archetipi a confronto

La malattia come esperienza

L'Orfano - Archetipi a confronto

L'Orfano - Archetipi a confronto - Dottore, mi ascolti!

L’archetipo dell’orfano è associato al momento della sofferenza.

Ci vorrebbe un intero libro per raccontare l’orfano. Scacciato dal giardino dell’Eden, non ancora partito per il viaggio, è il tempo della sofferenza.

Sia il paziente che i familiari e gli amici vivono l’orfano dal momento in cui la diagnosi è una realtà compresa fino in fondo. Ciascuno lo fa con i suoi tempi: raramente l’orfano del paziente coincide con quello del caregiver.

Un aspetto importante da segnalare è quello di “darsi il permesso” di vivere l’archetipo dell’orfano. Intendiamoci: la consapevolezza e il dolore sono un momento importante, che non si può evitare o bypassare con banali persieri positivi o cercando di negare la diagnosi. Negare la diagnosi vorrebbe dire ancorarsi all’archetipo dell’innocente ed evitare ogni evoluzione: non è raccomandabile.

Molti, però, sono convinti che il dolore vada nascosto, negato, e questo genera conseguenze.

Talvolta è il paziente che nega e nasconde: devo dimostrarmi forte! Sono un guerriero! Devo combattere!

Spesso è il caregiver che nega e nasconde: devo sostenere la persona che amo, non posso pesare anch’io, non deve vedere le mie lacrime.

E, ancora più frequentemente, in qualche modo il caregiver nega al paziente il diritto di vivere l’archetipo dell’orfano. Devi reagire! Non fare così, vedrai che va tutto bene!

È vero che se la fase dell’orfano si prolunga tutto viene avvolto dal dolore, ma è anche vero che la negazione dellla sofferenza, il nasconderla, cercare di rimuoverla, non fa bene né al paziente, né al caregiver, né alla loro relazione.

  • Il paziente che si vede negata lapossibilità di confidare la sua sofferenza penserà che all’altro non interessa.
  • Il paziente che ingoia il suo dolore e le sue lacrime rimane impastoiato, blocca il cervello del cuore (deputato alla compassione) e rischia di di non proseguire il sua viaggio dell’eroe o, anche, diventare intollerante verso la sofferenza altrui.

Il caregiver che piange solo di nascosto porterà le conseguenze di tale negazione.

A volte è più importante il legame empatico del piangere insieme rispetto a consolatorie esortazioni nel momento sbagliato. Ci sarà, poi, il tempo per sostenere, incoraggiare, spronare: quando c’è l’orfano è il tempo per abbracciare.