Una delle affermazioni più comuni dopo una diagnosi difficile è “il mio mondo è andato in frantumi”. È stato così anche per me, ed è per questo che ho cercato, e trovato, tanti strumenti ed esercizi per comprendere e ricostruire, pescando tra le mie esperienze, trent’anni di corsi di formazione frequentati, e aggiungendo un pizzico di fantasie a creatività.
Ora per me sono passati ben sette anni dalla diagnosi, è stata pronunciata la fatidica parola “remissione” e… il mio mondo necessita di manutenzione.
Quante storie – penso. - La malattia non c’entra: tutti i mondi hanno bisogno di essere rivisti, revisionati. Si fanno esperienze, si affrontano problemi, si cambia, e tutto questo porta ad una revisione del proprio mondo.
Eppure la malattia ha qualcosa di diverso, sconosciuta a coloro che non l’hanno vissuta.
Saranno quei costanti controlli, quegli infiniti esami, quelle visite estenuanti.
Sarà che si dà valore a cose che prima non ne avevano, e cose che erano importantissime non contano praticamente più.
Sarà che il parametro tempo cambia più e più volte.
O forse la risposta è molto più semplice: il cancro mi ha insegnato a prendermi cura di me, a passare dalla diagnosi alla felicità, mi ha fatto scoprire che posso plasmare il mio mondo, le relazioni, che posso essere ciò che voglio.
Ho imparato che talvolta accumulo nel mio mondo l’equivalente dei maglioni con i buchi, e che è meglio buttarli via. Cerco ciò che mi fa sentire viva, qualunque cosa sia, e butto via tutto il testo.