Tutti abbiamo delle paure. In realtà possiamo ascrivere tutte le nostre emozioni a due grandi filoni: la paura e l’amore. Ciò che è connesso all’amore è luce, ben-essere. Ciò che è connesso alla paura è buio, sofferenza.
Buona parte delle nostre responsabilità, nella vita, è coltivare l’amore e trasformare la paura, consapevoli che sono entrambe utili: l’amore perché nutre, la paura perché segnala i cambiamenti necessari. E poi, per quanto possa sembrare strano, l’ombra si trasforma più facilmente in luce se viene abbracciata piuttosto che se si cerca di scacciarla o combatterla.
Le difficoltà, però, sono nel riconoscere le ombre e, soprattutto, come trasformarle in luce. Ed è qui che, spesso, abbiamo bisogno di aiuto.
E chiedere aiuto diventa necessario, è utile, spesso doveroso verso noi stessi, ma… cerchiamo di evitare confusione.
Gli altri, chiunque siano, persino se medici qualificati, non possono affrontare le nostre paure al posto nostro.
Chi ci ama e chi amiamo, chiunque sia, non si può sostituire a noi: può aiutarci a trovare il coraggio per affrontare la paura, non affrontarla al posto nostro.
Confusioni di questo tipo non sono rare, soprattutto nell’ambito della malattia. Gli altri sono una risorsa, l’amore che proviamo o che loro provano nei nostri confronti è una risorsa, non una soluzione.
Lo so, è un argomento un po’ ostico: ne riparleremo.