Tra le mie visite, i miei esami, e le visite e gli esami di mio marito, frequento spesso studi medici, e trovo medici sempre più stressati.
Il paziente è in ansia per la visita.
Spesso è stressato per la complessità e le complicazioni, sempre più frequenti, di avvalersi del sistema sanitario nazionale (per il quale paghiamo non poco).
Il medico, stressato a sua volta dalle condizioni di lavoro, è poco attento all’aspetto psicologico.
Ti è capitato? A me sì, anche pochi giorni fa.
Emergono due possibili reazioni, assolutamente identiche a quelle che osservo nei miei gatti.
- Qualcuno “fa il morto”. Sì, talvolta, in questa situazioni, il paziente diventa totalmente passivo, inerte, non reagisce a nulla.
È quello che faccio io, ben sapendo che rischio di passare per un’idiota e confidando che la mia preparazione, derivante dalla laurea e dai tanti anni di lavoro, mi permetta comunque di comprendere il mio stato di salute e di seguire le indicazioni terapeutiche.
- Qualcuno passa invece all’attacco (parte del comportamento di attacco o fuga che si manifesta davanti ad un pericolo).
È quello che fa mio marito. Se fosse un gatto lo sentirei soffiare e vedrei drizzarsi il pelo, cercando di apparire di dimensioni raddoppiate per spaventare il nemico.
Due reazioni opposte che manifestano lo stesso stato d’animo: non ci si sente né accolti, né curati.
Poco importa, poi, che le medicine prescritte siano quelle ottimali, che gli esami indicati siano quelli più utili, che la diagnosi sia perfetta.
Ma la sanità, oggi, non si ferma qui.
Manca sempre più il medico di riferimento.
Ben venga lo specialista che sa tutto, ed è aggiornatissimo, su una parte del sistema corpo umano. Peccato che ci si dimentichi che l’essere umano non è un assemblato di organi e pezzi.
Anche questo è un pesantissimo motivo di ansia per il paziente, che difficilmente riesce ad avere un quadro globale delle sue condizioni di salute. È un logica che può funzionare, forse, per una persona giovane che alla peggio ha un problema di salute.
Passata una certa età, però, la situazione si complica, e non poco.
Mio marito è in politerapia (più di 7 farmaci al giorno), ha diversi problemi e quattro specialisti di riferimento. Bisogna essere ipocondriaci per non provare fastidio per tutto questo.
È l’età, certo. Ma ogni specialista segue la sua area di competenza, prescrive esami, esige visite semestrali. Credo sia fisiologico cercare di allentare la pressione che si sente, e si finisce per fare una selezione del cosa fare.
Sciocco? Sì, forse. Ma diventa difficile vivere se ogni mese devi dedicare giorni tra prenotazioni, esami e visite.