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Mantra, meditazione e preghiere

Mantra, meditazione e preghiere - Dottore, mi ascolti!

Un tempo si pregava, oggi si fa meditazione.  Oppure si può recitare un mantra, pensare positivo

Chi lo fa ne è certo: recitare un mantra produce benefici effetti.

Deve per forza essere un mantra, una frase, di origine indiana o tibetana? Di questo non sono così convinta.

Recitare un mantra, ripetere una frase svuotando la mente da altri pensieri, induce uno stato di meditazione e rilassamento, una sorta di autoipnosi. Si entra in stato alpha, e talvolta anche in stati più profondi.

Lo stesso stato può essere indotto, o auto-indotto, con altri metodi.

Non è quindi il mantra la parte indispensabile, ma il metodo.

Un tempo pregavano quasi tutti. E non si trattava certo di preghiere frettolose!

La preghiera era un rito, recitato a memoria. Talvolta senza conoscere appieno il significato delle parole, perché la messa e alcune preghiere erano rigorosamente in latino.

I bambini, poi, recitavano vocaboli incompresi e per loro incomprensibili, o frasi a cui davano un significato, distorcendole in maniera assurda.

Il dialogo diretto con Dio, con i Santi suoi intermediari, quando si sentiva la necessità di dire qualcosa di particolare, e se ne trovava il coraggio, era un di più, un’aggiunta che veniva fatta di libera volontà ai Pater noster, Salve Regina, Confiteor, …

Oggi tutto questo è quasi sparito. E chi prega in questo modo è quasi deriso.

È invece diventato comune trovare centri di meditazione o persone che vanno a meditare.

È cambiato qualcosa? C’è differenza tra la preghiera rituale e la meditazione?

Sostanzialmente no.

La meditazione è una preghiera: un modo per sentire l’armonia dell’universo, avvicinarsi a Dio, raggiungere la propria anima.

Da un punto di vista neurologico entrambe le situazioni portano il cervello a lavorare prevalentemente in onde alpha e talvolta in stati più profondi di onde theta o addirittura delta. Stati che favoriscono le illuminazioni, la consapevolezza.

Si può quindi meditare, o recitare il rosario: gli effetti sono esattamente gli stessi, a parità di umiltà e desiderio di accettazione del Divino della persona.

A voi la scelta del metodo: qualche minuto, meglio se al mattino presto o al tramonto, nei due momenti della giornata in cui anche la natura trasmette una quiete particolare. Potete recitare un mantra, meditare, pregare in diversi modi. L’importante è entrare in contatto con la parte più profonda, e spesso più trascurata, di noi stessi.