Come ho già raccontato, (Quando il viaggio comincia con la diagnosi) ogni diagnosi di tumore, o malattia grave, dà inizio ad un viaggio dell’eroe, ma … è proprio necessario compiere il viaggio?
Il viaggio dell’eroe è una modalità di gestione di esperienze difficili, ma soprattutto è un potente strumento di crescita personale. Chi si avvicina al viaggio dell’eroe scopre ben presto che la nostra intera vita può essere letta come un viaggio in cui noi siamo l’eroe, che ogni esperienza difficile può essere interpretata e superata attraverso il viaggio dell’eroe. E lo stesso vale per quelle malattie che cambiano la vita.
La domanda non è, quindi, se compiere il viaggio: nel momento stesso in cui ci viene comunicata la diagnosi il nostro viaggio specifico è iniziato. Noi possiamo scegliere (possiamo sempre scegliere) se lasciare al caso quel particolare viaggio o partecipare attivamente, comprenderne le tappe, attivare il passaggio verso un archetipo successivo e compiere il viaggio fino alla fine, tornando a casa.
Conosco molti che hanno completato il viaggio in maniera del tutto casuale e inconsapevole, altri che si sono bloccati o rifiutano, in maniera altrettanto inconsapevole, di procedere nel cammino.
Concludere il viaggio legato ad una particolare esperienza significa non avere recriminazioni o rimpianti, trarre insegnamenti dall’esperienza stessa, usare ciò che la vita ci mette davanti per essere più felici.
Non so se gestire la malattia anche con l’aiuto del percorso del viaggio dell’eroe aiuti a combattere più efficacemente il tumore, ma so (ne sono certa, per esperienza diretta) che contribuisce moltissimo al benessere. Quindi la mia risposta alla domanda iniziale è Compiere consapevolmente il viaggio porta alla felicità.