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Un team tutto per me

Ridiamoci su: che paziente siete? 1° parte

Ridiamoci su: che paziente siete? 1° parte - Dottore, mi ascolti!

Dopo aver sorriso dei medici, facciamo un po' di ironia sui pazienti!

In realtà il paziente che ogni medico desidera evitare sono io.

  • Cinestesica nell’apprendimento, non riesco mai a seguire una posologia. Per quanto mi impegni, prima o poi faccio casino.
  • Con filtro visivo e uditivo ben sviluppati, e una memoria notevole, ricordo tutto ciò che il medico dice, e se si contraddice o si dimentica lui qualcosa … si squalifica.
  • Con una fortissima attitudine verso, se la malattia mi impedisce di agire vado in paranoia perché il via da è l’unica possibile reazione.
  • Espressiva per carattere, direttiva per necessità, non sono sensibile all’adulazione e amo le novità e l’innovazione purché sia corredata da dati tecnici e informazioni concrete.
  • Con una solida preparazione di chimica e di farmacologia, guai a quel medico che cercasse di raccontarmi cose non vere in questo ambito, e raramente vado dal medico senza aver provato una cura fai-da-te.

Conoscendo bene i miei innumerevoli difetti, cerco sempre che il medico me li compensi: terapie brevi in modo da avere qualche probabilità di rispettarle, appuntamenti fissati da una volta all’altra in modo da presentarmi ai controlli, parecchie domande tecniche per far tacere il mio filtro informazioni.

Fumo, amo mangiare e sono nettamente sovrappeso, in compagnia non mi nego un po’ di alcool e l’ultima volta che sono entrata in palestra andavo ancora a scuola.

D’altra parte “è meglio aggiungere vita ai giorni che giorni alla vita”. Solo che l’ha detto Rita Levi Montalcini a 90 anni passati.

Ma vediamo qualche tipologia di paziente

L’amicone

Conosce sempre un amico del medico. Racconta al medico, inevitabilmente, di un suo amico che è stato suo paziente anni prima, e più il medico  non lo ricorda, più lo inonda di dettagli per farglielo tornare in mente.

Chiede sempre notizie delle persone di cui vede la foto sulla scrivania. Ha letto attentamente i tutti diplomi appesi alla parete e ovviamente chiede se il medico ha studiato con il dottor XY che lui conosce molto bene.

Si informa affettuosamente di come il suo medico ha passato le vacanze o di cosa farà per Natale.

È sempre educato, ma cerca inesorabilmente di invadere i gli spazi altrui. D’altra parte lo fa con tutti, e la segretaria potrà amarlo alla follia (è così gentile, mi ha portato i cioccolatini) o chiedere al medico un bonus economico per non mandarlo al diavolo.

Il medico ha due soli modi per liberarsene: dimostrarsi marcatamente incompetenti, con il rischio che lo racconti a tutti, o raccomandargli caldamente un collega (chiaramente detestato) perché più specializzato  nella patologia che lo assilla.

Il tuttologo

Ha letto tutto sulla sua malattia: dal numero di Topolino alla rivista medica internazionale che si è dovuto far tradurre.

Sa sempre che c’è una nuova cura sperimentale che potrebbe risolvere i suoi problemi.

Quando gli viene prescritta la cura, conosce sempre già da tempo qualunque farmaco: ha letto su internet, lo usava la portinaia, la cugina farmacista gli ha dato informazioni a riguardo.

Generalmente lui stesso consiglia cosa fare, e vuole solo che il medico avvalli qualunque idea strampalata.

Deve assolutamente essere neutralizzato! Una buona soluzione è quella di fornirgli documentazione scritta, possibilmente contenente alcuni termini di difficile comprensione, e fargli una ricetta arricchita da supporti terapeutici di vario genere con posologie complesse. Così almeno o cambia medico, ma senza rancore o dubbi sulla competenza del medico, o comunque ci mette mesi prima di tornare perché nel frattempo avrà dovuto studiare tutta quella roba, e c’è da sperare che sia talmente impegnato da non avere tempo per essere malato.

L’impegnato

Tutti devono assolutamente capire che è una persona importante.

Ha due o tre cellulari (ultimo modello) che suonano in continuazione, e spiega sempre perché non può spegnerli. Ha cambiato la data dell’appuntamento almeno tre volte, dichiarandone il motivo, e sempre all’ultimo momento (consiglio di amministrazione, riunione fondamentale). A proposito o a sproposito, metà del suo vocabolario è in inglese.

Accennerà sempre a qualche rischio di patologia esotica o chiederà consigli strani solo per poter dire dove ha fatto le ultime vacanze.

Ogni dettaglio del suo abbigliamento è di marca.

Mette le mani avanti: non bisogna chiedergli di rinunciare al sushi e non porgli domande o consigli sull’alimentazione, pena il sorbirsi le informazioni sui ristoranti che frequenta (il business si conclude meglio a tavola, e come si fa a rinunciare all’happy hour dopo una giornata faticosa!?). D’altra parte lui alla salute ci tiene: frequenta la palestra più prestigiosa e il suo personal trainer lo tiene sotto controllo costante.

Se è malato seriamente, è lui il primo a cambiare atteggiamento. Altrimenti …  una terapia rapida ed efficace, a rischio di sparare alle mosche con un cannone. Ha bisogno di curarsi in fretta, e non seguirebbe una cura lunga e complicata. E poi, un po’ se lo merita. Ma che a nessun medico venga in mente, MAI, di dargli il numero del cellulare!